Ti presento Smile
È tondo e giallo. Per alcuni è il gemello di Pacman. Ma il nostro Smile è assai più anziano, infatti nacque il 30 marzo del 1881 in un mondo fatto ancora di carta, dove nessuno avrebbe potuto immaginare l’avvento dell’era digitale, se non la fantasia dei più avveniristici e illuminati scrittori di fantascienza.
Emise il suo primo sorriso in bianco e nero da una pagina del Puck, il giornale satirico fondato dal fumettista Joseph Keppler che si divertiva a caricaturare e ad ironizzare su politica, personaggi e religione, costumi, vizi e società.
Smile si tramutò in una creatura digitale il 19 settembre del 1982, quando un ricercatore informatico della Carnegie Mellon University di Pittsburg, Scott Elliot Fahlman, lo concepì sottoforma di stringa di caratteri affinché la sua nascita potesse essere annunciata anche agli altri accademici. Fu così che Smile ebbe disegnata la sua prima fisionomia virtuale: due punti per occhi, un trattino per naso, una parentesi tonda per bocca rivolta verso sinistra o destra, ad esprimerne la felicità o la tristezza. :-) :-(
Ma quei colleghi che conoscevano Fahlman, sapevano quanto egli fosse burlone e allora non lo presero sul serio. Ma l’informatico insistette: «that are not jokes» («questi non sono scherzi»). Smile aveva un grande potenziale da esprimere nel linguaggio computerizzato, ma quegli scienziati non se ne accorsero subito e così, malgrado il destino dell’iconcina presto si sarebbe compiuto, ai dotti del linguaggio binario Smile apparve come un viso sciocco e papà Fahiman non guadagnò nemmeno un dollaro per averne codificato lo sguardo. Dunque la faccina dello scienziato diventò triste così :-(
Ma col passare dei decenni Smile sarebbe letteralmente cresciuto: nel febbraio del 2012 più di tremila indiani vestiti di giallo e di nero si riunirono per creare uno smile umano di 43 metri di diametro.
A voler colorare la nostra creatura fu invece Harvey Ball, nel 1963. Quel giorno l’artista statunitense vedendo i suoi colleghi abbattuti, decise di tirarli su di morale disegnando una faccia felice. Dopo qualche tempo i fratelli Bernard e Murray Spagna incontrarono quel sorriso e andarono alla conquista commerciale: clonarono Smile in milioni di esemplari per poterlo stampare su adesivi e magliette, cappellini e tazze, recanti la scritta augurale “un giorno felice”. Consacratosi cosi alla cultura iconoclasta e consumista, Smile diventò un idolo anche per gli hippies degli Anni Settanta: Smile Peace & Love.
Poi nacquero i suoi fratelli e anche i suoi cugini asiatici – come questi: (?w?) (>w<) (*_*) –, i suoi posteri saranno emoticon molteplici e assai evolute e il regnar di Smile nel mondo virtuale non avrà mai fine.