Se il prete costa troppo, arriva “don” Pepper
Forse il futuro della terrà sarà quello di riempirsi di androidi. Magari lo scenario sarà meno nefasto di quello raccontato in un film come Blade Runner. Auspichiamo che non si scateni una guerra tra gli uomini e le macchine per il dominio della terra. Ma state pur certi che tra qualche anno un robot potrebbe venire a bussare alla vostra porta e a dirvi: «ho visto cose che voi umani non potreste nemmeno immaginare».
L’intelligenza artificiale infatti è in costante evoluzione e se sul piano fantastico del cinema e della letteratura l’uomo ha sempre avuto paura di essere dominato da una razza aliena o dall’intelligenza superiore di una macchina, sul piano della realtà, accade già da tempo che i robot suscitino la rabbia di molti uomini, per esempio degli uomini al lavoro, che dalle macchine non vorrebbero mai essere sostituiti.
Siamo contenti quando un robot, superando i limiti umani – non ha bisogno di mangiare, di dormire, non si ammala né muore – possa andare su Marte, esplorare lo spazio, eseguire un’operazione chirurgica e addentrarsi in luoghi impervi e pieni di infezioni, ma cosa succede quando “noi umani” costruiamo dei robot in grado di essere noi?
Può accadere quel che è accaduto al Prof. Hiroshi Ishiguro, il direttore del laboratorio di intelligenza robotica di Osaka che, da quando ha costruito il suo gemello androide (Geminoid HI 4, nel 2016, era stato presentato anche al Macro di Roma), se ne vada con lui in tour di conferenza in conferenza. Accade che Geminoid diventi un modello sempre più sofisticato che acquista sempre maggiori gradi di libertà, nel senso di vere e proprie “decisioni” e di “scelte”, che la macchina può operare autonomamente, sia nei movimenti del corpo artificiale, sia nell’interazione. Forse un giorno, questi androidi, che già sono dotati di personalità, saranno anche in grado di pensare autonomamente e di provare delle emozioni. E allora sì che potrebbero diventare pericolosi! Fortunatamente però, anche Odissea nello spazio è soltanto un film e Hal 9000 non esiste, almeno per ora.
Quindi dicevamo: invadere il campo delle emozioni per l’intelligenza artificiale è impossibile. I robot non possono essere né buoni né cattivi, eppure esiste già un’eccezione: abbiamo avvistato un esemplare di razza robotica che si sente molto spirituale e che quindi se ne va in giro a celebrare funerali.
Lui pratica la religione buddista.
Vi serve un mantra? Lui lo sa recitare.
Si chiama Pepper ed è l’ultima invenzione della Nissen Eco: sa cantare, officiare in una veglia funebre, predicare in streaming. I suoi costruttori dicono che il nostro robot potrà essere molto utile a quanti non hanno abbastanza soldi da spendere per l’ultimo saluto al caro estinto.
Se non dovesse rispettare l’obbligo del celibato, Pepper potrebbe sposare Geminoid F, sebbene la bellezza di lei sia alquanto artificiale: infatti la bella è fatta tutta di silicone.
Se potessero avere figli, potrebbero affidarli alla cura di nonno Goldrake, mentre Pepper è alle prese con le cerimonie religiose o i lavori domestici: la sua prima versione, che gli ha permesso di entrare nelle case dei Giapponesi, aveva un costo di circa 1500 euro ed era assai servizievole.
Negli ultimi anni la robotica umanoide ha compiuto passi da gigante e il Giappone è uno dei paesi che sta investendo di più in questo campo. Asimo, della Honda, attualmente è il modello più sofisticato: risponde ai comandi vocali, riconosce voci e volti delle persone, sa correre e dosare la sua forza quando afferra gli oggetti. Ma Pepper ha una qualità in più: è dotato di un software che gli consente di dialogare e di leggere le emozioni.
Perciò, oltre che come domestico e come sacerdote, alcune aziende lo stanno testando per poterlo impiegare come commesso.
E chissà a chi toccherà perdere la battaglia contro l’estinzione questa volta: ai camerieri? Ai sacerdoti? Ai commessi?
Forse soltanto Rutger Hauer lo sa…