Lavori con le emoticon? Sei un incompetente!
Quant’è complicata la comunicazione a distanza? Quanti problemi incontriamo invece con la parola scritta?
L’esperienza di tutti i giorni ci insegna come SMS, messaggi inviati attraverso WhatsApp, via e-mail ,i nostri “stati” su Facebook e Twitter, non ci mettano sempre al riparo dal fraintendimento, nemmeno quando i nostri scritti sono corredati di emoticon che dovrebbero esprimere al meglio le nostre intenzioni e il nostro sentimento.
Vi sarà capitato almeno una volta nella vita di ricevere una mail e di domandarvi se la persona che vi ha scritto fosse seria o scherzasse, fosse ironica o pungente, arrabbiata o sarcastica. Tutti quanti avremo ceduto alla tentazione di scrivere una lettera e un messaggio – ovviamente digitali in quest’epoca - per troppa timidezza, ma pare che la comunicazione a distanza, piuttosto che aiutarci, ci danneggi: infatti, sostengono da tempo gli scienziati, senza l’aiuto dei cosiddetti “segnali paralinguistici”, come i gesti e l’intonazione della voce, uno dei primi sentimenti che avremo visto polverizzarsi nella fibra ottica sarà stata proprio l’ironia che non saremo riusciti a comunicare: gli studiosi affermano che, malgrado la nostra capacità di trasmettere le emozioni scrivendo non vada sottovalutata, una piccola parte di chi ci leggerà via internet non comprenderà l’ironia del nostro scritto e scambierà l’insofferenza per insolenza e l’ironia per cinismo. Ma non era questa la ragione che spinse noi scrittori virtuali ad utilizzare delle emoticon? Ebbene, preparatevi a restar delusi ancora, perché oggi un’equipe di scienziati americani ed israeliani ci fa sapere - i risultati di uno studio dal titolo The Dark Side of a Smile, sull’utilizzo e la comprensione emotiva attraverso le cosiddette “faccine” , sono stati pubblicati sulla rivista Social Psychological and Personality Science - che l’uso di “smile” nelle mail di lavoro ci fa apparire meno competenti. Allo stesso tempo, a seconda dello stato d’animo del nostro lettore, nelle conversazioni virtuali di tutti i giorni, queste emoticon ci fanno apparire più infantili o distaccati e disinteressati alla conversazione. Quindi lo “smile” non solo non sarebbe l’equivalente di un caloroso sorriso, ma altererebbe la percezione del nostro sentimento. Tutto ciò accade malgrado le case produttrici di telefoni, sistemi operativi, software e app per comunicare, facciano a gara per inventare sempre nuove emoticon.
Ma se voi per dire al capoufficio che siete in ritardo ma che riuscirete a arrivare comunque prima della fine della riunione, lo salutate con una linguaccia, state pur certi che al vostro prossimo incontro lui non vi sorriderà…