Graphein: un concorso letterario che è anche terapia
«La libertà è quella cosa che uno insegue tutta la vita senza raggiungerla, in effetti, a pensarci bene, chi è che può dire di essere perfettamente libero? Solamente un folle. Questa vita probabilmente presenta molte difficoltà, costrizioni e ostacoli tali da far credere che la libertà sia veramente un’utopia» (Claudio Petragnani).
«La mia vita ed ostilità, ho avuto un’infanzia dura, fatta di soprusi, abusi e maltrattamenti. Una famiglia che mai avrei voluto avere, e da bambina sognavo la libertà,essere lontana da loro… Per molti anni sono stata prigioniera dei miei pensieri» (Anne Marie De Luca).
«Potete incatenarmi mani e piedi fino a farli sanguinare, ma il mio pensiero no, sarà libero dal labirinto e in volo raggiungerà l’anima per dirgli: “uomo tu nasci libero, il vento te lo ricorda nei suoi sussurri» (Antonella Rizzo).
Lo scorso 18 ottobre Palazzo Rospigliosi ha ospitata la giornata conclusiva di Graphein “Scritture e frammenti”, il concorso letterario organizzato dalla struttura residenziale socio-riabilitativa “Rosaurora”.
Nella Sala delle Bandiere si sono svolte le premiazioni dei vincitori e sono state presentate le poesie e i lavori in prosa finalisti.
I partecipanti hanno composto versi e testi ispirati al tema della libertà vista attraverso i loro occhi.
Il lavoro creativo è stato reso possibile grazie all’istituzione di un laboratorio di scrittura che esiste ormai da cinque anni e che annualmente propone il premio.
A collaborare all’iniziativa, insieme alle operatrici sanitarie della struttura (le dottoresse Maria Teresa Frattini, Elena Mazzitelli, Flavia Cara e l’infermiera professionale Jenny Amato), sono state diverse comunità terapeutiche per persone che soffrono di disagio psichico.
Coinvolte la struttura Villa Elisa (ASL Roma 5), Il Faro di Anzio, Il Filo di Penelope e il CDR di Velletri (ASL Roma 6), Villa Lais (ASL Roma 2).
Insieme ai lavori letterari sono stati presentati anche i lavori grafici, sempre ispirati al tema della libertà, nati durante il laboratorio di presentazione del concorso.
La Comunità Rosaurora e la Comunità Il Filo di Penelope di Lariano si sono unite per il progetto e hanno lavorato per sei mesi.
Al laboratorio, diviso in due fasi, hanno partecipato in tutto 15 persone, ricoverate nelle due strutture.
Nella prima fase, detta di “brainstorming”, i partecipanti hanno espresso liberamente e volontariamente la propria idea di libertà. Nella seconda fase, quella creativa, quell’idea è diventata un disegno, un racconto o una poesia, secondo le inclinazioni artistiche del partecipante.
E così i disegni si sono ispirati, ad esempio, al volo degli uccelli e le parole ai sentimenti e al vissuto interiore di ogni poeta o prosatore.
Il pregio del concorso risiede nell’aver concesso ai partecipanti di esprimere la loro condizione di libertà (o di non libertà, che purtroppo è stata l’idea prevalente) vissuta con un disagio mentale.
Lo scopo del laboratorio è naturalmente di tipo terapeutico e riabilitativo. Come hanno spiegato le operatrici , infatti: «il concorso non è semplicemente un premio fine a sé stesso, ma le stesse comunità attivano una serie di percorsi di scrittura che portano il paziente a confrontarsi con elementi utili al proprio miglioramento. Si tratta di un momento importante per queste persone che vivono un disagio molto forte, a volte lontano dalla vita reale».
Ma il valore di questa iniziativa risiede soprattutto in ciò che ha insegnato: a condividere modi di vivere, forme d’espressione ed esperienze diverse tra loro che fanno grande l’umanità delle persone e il loro coraggio.
Giuseppina Brandonisio