Guarire sorridendo intervista ai clown dottori di Sorrisiamo
Il potere dell'umore positivo e la forza di un sorriso possono essere davvero incredibili e la loro validità è universalmente riconosciuta. Per parlare dell'argomento, abbiamo incontrato Ottavia Cantuti Castelvetri, presidente del gruppo di clown-dottori dell'associazione onlus “Sorrisiamo”, una realtà presente ed attiva nel territorio prenestino in questo momento proiettata tanto al riconoscimento ufficiale della categoria professionale dei clown dottori quanto alla formazione dei propri operatori. L'Associazione è attualmente anche impegnata in una raccolta di fondi e pertanto ha indetto una nuova iniziativa. I 'dottori Sorrisiamo' regalano sorrisi ai piccoli malati ricoverati nelle strutture ospedaliere della zona, li aiutano ad affrontare più serenamente il trauma di un ricovero in ospedale e delle cure che ne conseguono, contribuendo ad allentare lo stress di tutte le persone coinvolte. Inoltre i 'dottori di Sorrisiamo' supportano i giovanissimi pazienti che vive una disabilità all'interno della propria cerchia familiare, coloro che, per vari motivi, non abbiano vicino il calore di una famiglia oppure che condividano l’esperienza di una casa famiglia. In particolare l'Associazione svolge attività di clown terapia nelle strutture ospedaliere di Palestrina, presso l'ospedale civico 'Coniugi Bernardini' e di Roma, presso il reparto di onco-ematologia del Policlinico 'Tor Vergata', nonché in altre strutture convenzionate.
In qualità di presidente, lei Ottavia, può raccontare ai lettori de La Cicala come nasce “Sorrisiamo”?
Nasce in collaborazione con la diocesi. La manifestazione “Palestrina nel cuore” aveva visitato anche l’ospedale, quindi c’era stato un tentativo di far giocare anche i bambini in ospedale. In quell’occasione però la diocesi si accorse che si poteva fare qualcosa di più e propose un corso per clown dottori che sovvenzionò economicamente, e noi di “Sorrisiamo” fummo i primi a partecipare.
Avete “studiato” da clown con professionisti del settore?
Sì, con due membri di un’associazione di Roma, “La carovana dei sorrisi” facente parte dell’Associazione Nazionale dei Clown Dottori, quest’ultima ha sede a Cesena e della quale attualmente anche noi facciamo parte. Dopo un corso di 100 ore, abbiamo iniziato ad andare in ospedale. L’8 dicembre del 2009 eravamo nel reparto di pediatria dell’ospedale “Coniugi Bernardini” di Palestrina, poi da lì ci siamo spostati anche nei reparti d’ostetricia e chirurgia. Ci è capitato di fare interventi su richiesta anche al pronto soccorso, sebbene in condizioni particolari. In seguito abbiamo collaborato anche con altre strutture.
In che cosa consistono gli “interventi” dei clown-dottori?
Noi siamo presenti tutte le settimane in ospedale, siamo tutti volontari.
Il vostro gruppo di volontari come è composto?
Siamo 17 volontari attivi e 12 in procinto d’entrare a far parte del gruppo perché hanno appena terminato il corso: le nuove leve. I volontari sono persone di tutti i tipi: c’è la mamma, il dipendente dell’ATAC, il dentista… volontari che fanno qualunque tipo di lavoro. Questa nostra è un’attività che svolgiamo in più.
E cosa dà, secondo lei, Ottavia, “in più”, questa attività a persone provenienti da campi così diversi?
Io credo che sia un’attività che arricchisca tantissimo, sia al livello personale – anche la formazione che noi facciamo è un percorso dentro sé stessi – sia per quello che ricevi: noi volontari pensiamo sempre di andare per dare qualcosa, ma quel che prendiamo con noi dopo quest’esperienza è veramente tanto di più.
Presidente, la terapia del sorriso, la terapia del buon umore: in cosa consiste?
Esistono due tipi d’approccio: il primo è quello della clown-terapia di Patch Adams, utile per mettere di buon umore. Quello che invece noi seguiamo è l’approccio di Micheal Cristensen, un clown professionista che un giorno ha deciso di dedicare la sua vita alla clown therapy, a seguito di un’esperienza personale molto significativa. Il metodo Cristensen ti permette di coniugare la terapia del buon umore con la comprensione delle necessità e gli stati d’animo di chi è in ospedale o in una situazione di disagio, non solo ospedaliera: per esempio, noi abbiamo lavorato anche in una casa per anziani, in un centro di prima accoglienza per donne maltrattate e in case-famiglia varie, dove le situazioni di disagio sono le più disparate e la clown-terapia si rivela utile su tutti. Le modalità sono un po' diverse, perché devi sempre rapportarti al tipo di persona hai davanti alle sue specifiche difficoltà. Infatti, ogni volta che entriamo in una stanza, non abbiamo idea di quel che succederà: lo scopriamo sul posto. Per questo, la preparazione – che comprende non solo le scelte pratiche: la clowneria piuttosto che la micromagia e l’improvvisazione – ti permette - ciò è molto importante - di avere un approccio psicologico e consapevole alle emozioni: essere in grado di leggere le emozioni degli altri e le proprie. Questa è la combinazione che poi dà il risultato migliore. L’intervento ha lo scopo di entrare in una stanza, capire la situazione e dare una “ricarica”. Ai bambini, ad esempio: il bambino subisce la situazione ospedaliera. Lui non è a casa sua, non è nel suo ambiente familiare, la mamma che è con lui è agitata e vuole dal piccolo che si impegni a guarire, i dottori e le infermiere decidono cosa lui fa e non fa nella giornata. Noi clown gli riportiamo un po’ di libertà, di potere: la capacità di sapere che lui è protagonista e può agire, anche in una situazione in cui si sente messo da parte.
Ottavia, che cosa l’ha spinta a diventare un clown dottore?
Ho vissuto l’esperienza di persone care, a me molto vicine, malate e in ospedale. Poi un giorno ho visto il film sulla storia di Patch Adams e sono stata illuminata: ho capito che la mia strada era quella di fare qualcosa per le persone ricoverate. Allora ho cercato dei corsi e ne ho trovato uno proprio a Palestrina, vicino casa, comodo e compatibile coi miei impegni familiari e di lavoro.
E com’è l’accoglienza che ricevete? Parliamo delle strutture ospedaliere, dove magari ci sono delle criticità accentuate da molteplici punti di vista.
Dipende: dipende anche dalle situazioni. Ad esempio, noi siamo attivi anche nel reparto di ematologia del policlinico di Tor Vergata e qui le criticità sono senz’altro maggiori, però devo dire che si tratta anche di uno dei reparti che risponde meglio alla terapia del sorriso. A Palestrina, la presenza dei clown-dottori è molto apprezzata da alcuni e poco capita da altri, soprattutto quando all’ospedale è arrivato del personale nuovo da Colleferro, che non aveva familiarità con noi e non sapeva della nostra presenza. Ogni volta che approcciamo una situazione nuova, dobbiamo far passare il messaggio: quella dei clown-dottori si chiama “terapia del sorriso”. Ma piano, piano ce la facciamo.
Quali sono le prossime iniziative che realizzerete?
Noi siamo in formazione continua per migliorare le nostre prestazioni e il nostro servizio, ma tutto ciò ha un costo. Perciò abbiamo organizzato una cena di beneficienza per una raccolta fondi, aperta a tutti quelli che vorranno aderire ci sosterranno in questo nostro viaggio del sorriso. Tutti i riferimenti sono sulla pagina Facebook di 'Sorrisiamo' e sul nostro sito web.
Concludiamo la nostra intervista incontrando anche la volontaria Marzia Baroni di Palestrina, in arte “Dottoressa Cucco”. Lei quando ha iniziato?
Ho iniziato, non col primo corso di 'Sorrisiamo', ma successivamente: nel gennaio 2012.
Marzia, qual è stata la molla che ha fatto scattare in lei la decisione di aderire a questo progetto?
Ero già una volontaria, mi occupavo dei bambini in parrocchia: ho avuto un approccio casuale alla clown-terapia ma per me assai naturale. A un certo punto ho sentito che potevo fare anche questa esperienza che è un’esperienza di volontariato completamente diversa per impegno, tempistica e formazione costante, dove non ti senti mai “arrivata”: in questo caso sei in un divenire d’emozioni.
Osservandovi all’opera abbiamo notato che lavorate sempre in coppia…
Infatti: lavorare in coppia è la base della clown-terapia. Ci vedete qualche volta in tre perché stiamo facendo gli affiancamenti con le nuove leve. L’intervento è sempre in coppia ed il bello è che la coppia non è mai fissa: lavoriamo a rotazione. Facciamo i turni in base alla disponibilità di ognuno. Ci troviamo dunque a lavorare tutti insieme ed è sempre un arricchimento perché ognuno di noi è diverso, porta delle esperienze diverse, delle emozioni diverse. Raramente capita che i pazienti incontrino la stessa coppia di clown, anche se nelle strutture dove portiamo un sorriso ci dicono che ci trovano dei ragazzi splendidi.