Quando il Palestrina suonò rock

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05/11/2017   11:22

Quattrocentoventitre anni fa, il 2 febbraio, muore Pierluigi Giovanni da Palestrina, concittadino, compositore illustre e innovatore. Tolte le ragnatele alla musica polifonica, nel Cinquecento ne sovverte le regole dando ritmo ed equilibrio, delicatezza ed espressività. Le sfumature timbriche, l’espressione della parola, la chiarezza del testo cantato delle sue composizioni salvano il destino della musica sacra. Missa Papae Marcelli, nel 1565, convince il pontefice ad ammettere il cambiamento, così Palestrina rivoluziona le forme del canto liturgico, a dispetto delle forze uniformanti del Concilio di Trento, che avrebbero voluto imporre la monodia.
Quattrocentocinquanta anni più tardi la musica rock si sarebbe impossessata della ricchezza musicale, l’avrebbe tradotta nel proprio linguaggio, avrebbe creato ancora qualcosa di nuovo, ma per il nostro secolo: Drones, canzone che chiude la rock opera omonima dei Muse, che ha il testo scritto da Matt Ballamy e la musica di Pierluigi Giovanni da Palestrina.
Storie di conflitti da risanare e di guerre interiori contro la disumanizzazione o l’allontanamento dalla fede accadono in epoche differenti ma s’incontrano sul terreno della creatività, dell’Anima e della musica.
La rock band inglese brandisce chitarre per canzoni ricche di citazioni musicali, cinematografiche, letterarie, nello scenario apocalittico dell’instaurazione della dittatura dei droni e della dispersione di ogni elemento umano.
Palestrina innova contro l’uniformità, l’omoritmia, i dettami e le convenzioni musicali, inventa quel coro a 6 voci in contrappunto del Sactu Et Benedictus, parte di quella Messa e oggi di una canzone rock.
Il testo di Drones è una strenua lotta contro l’annientamento e l’omologazione, il lamento della follia, la disperazione. La sua musica soave marca il contrasto, grazie all’indiscusso protagonista del Rinascimento musicale italiano, segno che contro l’uniformità, la monotonia, l’alienazione, il pensiero unico (per i Muse imposto anche dalla politica e dai media), la polifonia dell’Anima rinasce.