"Carte de visite", le radici dei social media risalgono al 1859
Le radici dei social media risalgono al 1859, quando per la prima volta le collezioni di ritratti fecero impazzire l’Europa. Somigliare ad una celebrità permetteva quasi di personificarla, mentre scambiare ritratti con gli amici rafforzava i legami sociali. Fu nel 1859, quando Napoleone III posò per una “carte de visite”, che nei salotti di Parigi scoppiò la febbre delle piccole foto di ritratti. Tutti cominciarono a distribuirli e a tenerne parecchi a portata di mano per scambiarli con amici e conoscenti. In Inghilterra, la regina Vittoria autorizzò le “carte de visite” con la sua immagine e quella di altri ufficiali. Alla morte del principe consorte, nel 1861, si vendettero in una settimana circa 70.000 sue immagini. Fra il 1861 e il 1867 in Inghilterra furono distribuite più di 300.000 “carte de visite”. I minuscoli ritratti, disprezzati dai fotografi ritrattisti, consistevano in una sottile carta stampata di 9x6 cm incollata su una carta un po' più pesante e grande. La persona in posa indossava i suoi abiti migliori con atteggiamento regale, i committenti erano di qualsiasi estrazione sociale. Negli USA era consuetudine affiancare le “carte de visite” a ufficiali o politici per sottolineare l’amore per la patria. La principessa d’Austria era una vera e propria appassionata del genere tanto da collezionarne qualche centinaia di celebrità e bellezze. Come tutte le mode passeggere, anche quella delle “carte de visite” finì. Nel 1867, a Parigi erano passate di moda e prendevano piede le carte “Cabinet” di formato più grande. Fu così che in seguito si trasformarono negli odierni biglietti da visita.
La fotocamera di Disdéri, forse da lui stesso inventata, usava quattro lenti Petzval. Si riusciva così ad usare una lastra umida al collodio per fare otto esposizioni, in due passaggi. Anche le stampe piccole potevano avere un buon grado di risoluzione annullando quasi del tutto ogni difetto superficiale risparmiando così sui costi di ritocco. Gli studi organizzavano delle catene di montaggio per produrre carta albuminata , asciugarla e passarla agli operai in camera oscura. Poi le stampe venivano asciugate, ritagliate e montate su cartoncino.
Gianni Alfonsi