Mandela e la sete perenne
Sembra ormai esser diventata un’interminabile Odissea: Mandela senz’acqua. Il Comune che d’estate ha sete, d’inverno è costretto ad affrontare disservizi perenni: continue interruzioni dell’approvvigionamento, causati soprattutto da lavori di manutenzione su una rete idrica in gran parte vecchia quanto il mondo.
Dunque siamo alle solite: per lavori di manutenzione straordinaria sulla rete, gli abitanti di Mandela non possono nemmeno oggi aprire il rubinetto e vedere l’acqua scorrere. Per di più, quei lavori di manutenzione che proprio oggi avrebbero dovuto terminare proprio oggi - giunge notizia dal Comune – proseguiranno ancora “per sopraggiunti imprevisti”, dunque “il servizio di fornitura, di conseguenza, sarà interrotto dalle 9 di questa mattina fino alla fine dei lavori”. E se l’avventuriero Ulisse solcava i mari in tempesta, per la loro personale Odissea ai Mandelesi (in via San Cosimato, le Vignette e Colle Cappellino), non per scelta, toccherà ancora attraversare “il deserto” e mettere in campo il proprio eroico spirito d’adattamento, visto che – le statistiche confermano (analisi svolta da Utilitalia) – gli acquedotti italiani più giovani hanno almeno 30 anni, le reti sono vecchie, da risistemare e l’UE ci multa. Per 31 milioni di italiani, tra cui i nostri amici mandelesi e delle zone romane restanti, l’approvvigionamento idrico dipende da reti-colabrodo e, rispetto al resto d’Europa abbiamo notevoli ritardi nella depurazione (l’11% del territorio italiano non ha ancora i depuratori). Il 60% delle infrastrutture idriche nazionali – come dicevamo – ha almeno 30 anni, per essere ottimisti, infatti, di questa percentuale del 60%, una porzione pari al 25% della rete ha più di 50 anni. I grandi centri urbani e la provincia romana ne paga le spese ogni giorno, il 40% dell’acqua va perduta ma, sempre più eroici ed assetati, continuiamo imperterriti a metterci delle toppe.