Remo Remotti, un film per ricordare l'artista irriverente
Una vita sopra le righe quella del poliedrico artista Remo Remotti che questa sera, giovedì 21 giugno, alle ore 20:10, sarà celebrato da Sky Arte HD con il film 'Ho rubato la marmellata - Vita di un artista politicamente scorretto', per la regia di Gioia Magrini e Roberto Meddi, prodotto da Federica Remotti. Sarà la prima messa in onda televisiva del documentario che, presentato lo scorso Febbraio all'interno dell'Extra Doc Fest del MAXXI a cura di Mario Sesti, ha già ricevuto l'ambito Premio del Pubblico.
In quell'ora di film c'è l'elisir di lunga vita Remotti. Una vita tutta dedicata a declinare il suo traboccante estro artistico riversandolo in pittura, scultura, teatro, letteratura e musica. Capitolo a parte merita il cinema dove Remo lega il suo nome a tanti registi importanti da Francis Ford Coppola a Marco Bellocchio, da Ettore Scola a Carlo Verdone, da Massimiliano Bruno ai fratelli Taviani, fino a Nanni Moretti. L'arte di Remo Remotti fa sempre rima con irriverente ed il documentario ci restituisce, a tre anni dalla scomparsa dell'Artista, un ritratto tanto autentico quanto dal piglio provocatorio inconfondibile.
Così la pellicola che Sky propone scorre leggera e vivace regalando una carrellata di ricordi personali di Remotti in un racconto incalzante tra aneddoti e pagine private in cui si inseriscono le intense testimonianze dei giornalisti Michele Serra e Gianluca Marziani, dei registi Giampiero Solari e Massimiliano Bruno, della moglie di Remotti, Luisa Pistoia, e della figlia Federica.
Quello che ne emerge è un ritratto sfaccettato dove la personalità dell'Artista si delinea con nitidezza fin dalle sue radici familiari che si stringono, dopo aver perso a soli 12 anni il padre, nel rapporto strettissimo con la madre che lo avrebbe voluto avvocato. E poi la fuga in Perù: quella fu la risposta personalissima di Remotti a quel cliché borghese che gli stava stretto, nonostante avesse seguito i desideri materni laureandosi in giurisprudenza. Perché, dopo l'infanzia sotto il fascismo, la Roma ingessata degli anni '50 lo soffocava e non gli offriva vera libertà.
Con il suo fare irriverente Remotti si specchia nel film che sa essere ricco di emozioni e conquistare l'attenzione fin dall'irresistibile inizio, dove, da gran maestro, ci sorprende in modo geniale scatenando fragorose risate con il paradossale paragone tra attualità e Seconda Guerra Mondiale.
Eppure in una produzione artistica così varia, spiritosa e talvolta ferocemente estrema, il costante filo rosso sarà duplice: il suo intensissimo amore per Roma e l'acceso odio per la stessa Capitale, che lo ha visto nascere e a cui si è ispirato per l'attualissima 'Mamma Roma addio' canzone simbolo della sua arte. Ecco così vogliamo ricordarlo: dopo averla interpretata ancora, Remo, con la sua smorfia preferita, quella in cui celava tutta la sua umanità, esce di scena tra gli applausi dicendo il suo: “Volemose bene, brutti stronzi!”.
Alessandra Battaglia