Er Canaro e la Rabbia fuoriosa del regista Stivaletti
Se anche voi credete che la vita si misura non da quanti respiri si fanno ma dai momenti che il respiro te lo tolgono, allora il vostro uomo è lui: Sergio Stivaletti. Mago degli effetti speciali specie nel grande cinema horror -ma anche per TV e teatro-, nel panorama italiano Stivaletti è il più importante e famoso artigiano che realizza effetti da brivido. Da sempre ha legato il suo nome a celebri registi del calibro di Dario Argento, Roberto Benigni e Gabriele Salvatores.
E' dalla mente e dalle sapienti mani del maestro Sergio Stivaletti che nascono personaggi, creature e mostri che hanno popolato i migliori incubi dello sterminato pubblico di fan che, magari anche inconsapevolmente, al cinema, in televisione o a teatro sono rimasti affascinati dalla sua arte.
Dopo due pellicole che hanno catturato l'attenzione di pubblico e critica, ieri ha debuttato in capitale al cinema "L'Aquila" con "Rabbia furiosa". Il film, che ancor prima di uscire ha scatenato l'acceso interesse e forte apprezzamento, prende spunto dal fatto di cronaca romana da tutti conosciuto come "la storia der canaro". Abbiamo intervistato Sergio Stivaletti per conoscere cosa si nasconde dietro il suo nuovo film che, dopo una prima sold out, da oggi è in sala in oltre 40 sale anche capitoline.
Sergio Stivaletti, com'è nata l'idea di realizzare questo film, "Rabbia furiosa" di cui sei regista e produttore?
L'idea è nata molti anni fa, mentre giravo "Maschera di cera": un produttore, Galliano Iuso, mi convocò per realizzare un film dal libro "Fattacci" di Vincenzo Cerami che raccoglie quattro episodi di sangue della cronaca italiana. Avevo scelto, per farne la regia, l'episodio der Canaro proprio perchè mi aveva colpito. L'idea mi è rimasta nella testa e, per diverso tempo, ho cercato chi lo volesse finanziarla ma l'avevo accantonata. Poi, proprio vedendo naufragare un altro mio progetto, ho sentito Garrone che annunciava l'ipotesi di realizzare il suo "Dog man", allora ho pensato bene di non rinunciare, per l'ennesima volta, a fare il film che volevo solo perchè non avevo trovato i finanziatori. Ho deciso di cercare in proprio le forze e le finanze per realizzarlo. E così ho fatto. Devo dire che è andato tutto liscio: ho trovato degli interpreti davvero straordinari per "Rabbia furiosa": Riccardo De Filippis, Romina Mondello, Gianni Franco, Rosario Petix, Giovanni Lombardo Radice e Luis Molteni. Tutti attori di ottimo livello necessari per fare una storia non solo di effetti speciali ma una vera storia di amicizia e di amore che finisce in tragedia, come tutti sappiamo è stata la vera storia, da cui mi sono staccato molto, cercando di percorrere le strade che qualcuno definisce borderline e fantastiche ed è vero perchè il film aspira a qualcosa di diverso dal fatto di cronaca".
Se il fatto di cronaca è stato solo lo spunto, poi chi o cosa ti ha ispirato?
Mi sono ispirato ai film western di Sergio Leone, in cui spesso si subisce un torto e la vendetta è qualcosa che alberga in tutte le figure, però anche a 'Un borghese piccolo piccolo' o 'Il cane di paglia' dove appunto una persona vessata trova il modo di reagire. Questo film ha un tema universale che tutti noi in qualche misura condividiamo quando sentiamo di subire un torto. Ho portato sullo schermo quello che ognuno di noi sente quando ha un rancore nei confronti di qualcuno che ci ha fatto un torto e, senza mai arrivare a tutto quello che accade nel film, immagiamo di farci giustizia. Il film mostra quel lato oscuro che tutti noi abbiamo, questa secondo me è la cosa interessante di Rabbia furiosa".
Quindi si tratta di una giustizia rosso sangue?
"Si, però è una rappresentazione, certo cruda, ma in cui il sangue diventa puro elemento scenografico, non è il sangue che esce dalle ferite".
Chiunque abiti a Roma o provincia conosce la storiaccia der canaro, entrata nell'immaginario collettivo così profondamente da avere i contorni sfumati di una leggenda metropolitana e tu, come regista, ne ha voluto dare una tua versione?
"Esatto: ho cercato di portare sullo schermo quell'immaginario collettivo, mi sono chiesto proprio cosa rimaneva di quella storia, di quelle quattro cose che corrispondevano solo in parte alla realtà, perchè venivano reinventate dal racconto di ciascuno che ci aggiungeva qualcosa, così finiva per diventare qualcosa di molto diverso ma riferibile a quel fatto di cronaca. In effetti il film è ambientato oggi, i personaggi, con nomi e mestieri diversi, si muovono in un quartiere di fantasia, nel cuore di Roma, degradato ma che conserva una sua poesia e dei valori".
Com'era il set di "Rabbia furiosa"?
"Rovente: ho portato sullo schermo una Roma che andava a fuoco. Sul set faceva un caldo rovente, che rispecchia il film . C'era un calore insopportabile. Mi sono divertito mentre giravo correndo in mezzo alle fiamme e mi sono scoperto un po' documentarista. Effetti speciali ce ne sono, ma ci tengo a dire che è un film sull'amicizia e sui sentimenti veri. La vendetta è cruda e girata in un modo che vuole creare un'atmosfera complessa in cui il protagonista vedeva e viveva uno spettacolo visionario ed onirico amplificato dalla musica".
Qual è la parte a te più cara dal film?
"Nel film c'è tutto il mio personale amore per i cani, è un film profondamente animalista nonostante sia stato davvero molto difficile realizzare lotte tra cani con animali che fossero in perfetta armonia e giocassero tra loro".
Alessandra Battaglia