Contagio veloce, intervento lento: la chikungunya si poteva evitare.
Roma ha la febbre tropicale. La tigre che l'ha punta è una zanzara assai aggressiva. E lei è circolata assai più velocemente dei fax con le richieste di intervento. Così, tra Roma, Anzio e Latina, i casi di contagio sono diventati 65. Come abbia fatto la febbre tropicale a raggiungere una capitale europea (la peggiore sotto il profilo sanitario) è presto detto: sulla richiesta di intervento c’è scritto “urgentissimo” (ovvero da predisporre entro 24 ore), Virginia Raggi la firma dopo 2 giorni, come indicano le date dei documenti.
Il pre-allerta scatta il 7 settembre, contemporaneamente all'accertamento dei primi tre casi ad Anzio. Il Ministero della salute chiede di “predisporre gli interventi di disinfestazione". L'11 settembre con un fax “urgentissimo” la Asl Roma 2 richiede la disinfestazione per le zanzare adulte in un raggio di 200 metri dell’abitazione del primo caso.
Raggi firma la richiesta il giorno 13, nel pomeriggio, quando ormai Regione, Asl e centri trasfusionali avevano già deciso il blocco delle trasfusioni. Già il 6 settembre c'era stata una segnalazione di due casi sospetti nella stessa famiglia (in seguito accertati), ma l'operazione di disinfestazione è iniziata soltanto il 14 mattina. Purtroppo, è necessario agire entro poche ore per eliminare il focolaio. Il Sindaco Raggi si è dunque difesa dicendo che il focolaio non è a Roma ma ad Anzio, quindi, è da lì che è partito il contagio, è da lì che gli interventi sono stati intempestivi. Ma, ad ogni modo, il degrado igienico - sanitario della capitale e i mutamenti climatici hanno aiutato la zanzara tigre a riprodursi.